CookiesAccept

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

I materiali del luogo

Il legno universalmente usato nell'edilizia a Montalto era il castagno. La pianta cresce numerosa sulle pendici della catena costiera a ovest e dà un legno resistente, duro e facilmente lavorabile, anche se è soggetto alla verminazione interna senza dare indizi esterni. Il Castagno veniva abbattuto nel periodo compreso tre Ottobre e Marzo, ossia nel periodo di riposo della vegetazione, questo per evitare che l'eccessiva linfa in circolazione, fornendo un buon nutrimento per le larve, determinasse un prematuro deterioramento del legname. I tronchi abbattuti venivano ripuliti dai rami e dalla corteccia, e subito dopo trasportati mediante carri nei luoghi predisposti per la stagionatura. Il legno veniva lasciato stagionare così per circa un anno. Dopo la stagionatura i tronchi venivano trasportati a piè d'opera e lì stesso lavorati ed affidati all'opera del falegname.
 
Le Rocce

Arenarie
Nel territorio circostante il centro storico di Montalto Uffugo si ha una forte presenza di questa roccia sedimentaria, formata da granuli di quarzo feldspato e mica, cimentati da una matrice argillosa o calcarea. Una grossa cava di arenaria sin trova dietro l'attuale cimitero in una località detta "cuazzu du pulici". Il pietrame veniva estratto in grossi blocchi mediante l'infissione, a mezzo di mazze, di cunei d'acciaio o di legno nelle fenditure naturali che la roccia presenta. I grossi blocchi venivano poi perforati con lo scalpello e riempiti con polvere da mina. Aggiunta un a miccia, il foro veniva chiuso con argilla umida poi fatta seccare al sole, quindi veniva lavorata sul posto, con uno scalpello e mazzetta dai tagliapietre fine conferirle una forma più regolare, e inviata, a dorso di mulo o con carri trainati da buoi presso la costruzione.

Il Calcare
Si hanno estesi affioramenti di questa roccia sedimentaria nella zona ad ovest di Caldopiano è costituita essenzialmente da carbonato di calcio (Ca CO3), ed è impiegata sia come pietra ornamentale, sia come pietra da costruzione, sia per la produzione di calce viva. Presenta una buona resistenza a rottura per schiacciamento ed inoltre aderisce assai bene alle malte. È soggetta a deperimento sotto l'azione degli agenti atmosferici soprattutto (gelo e pioggia). Dopo l'estrazione anche questa veniva trainata da buoi alla fornace per la produzione della calce oppure presso la costruzione. Anche il forno o "calcara" era situato a Caldopiano. Per la cottura erano necessari due otre giorni di fuoco continuo, successivamente quando si erano raffreddate le pietre si procedeva allo scarico del forno. La pietra così cotta, chiamata "calce vergine" o calce viva, venva successivamente venduta a peso.

Il gesso
A nord nella frazione di San Nicola si hanno affioramenti di pietre da gesso, una roccia sedimentaria formata da solfato di calcio biidratato ( Ca SO4+2 H2O). È stata usata anche come pietrame per la muratura benché tenera, friabile e solubile in acqua. La pietra da gesso veniva estratta, cotta ed esportata in tutta la provincia. La cottura avveniva in forni in cui si evitava il contatto dei prodotti della combustione con le pietre da cuocere. A seguito del calore il solfato di calcio biidrato si trasforma in solfato di calcio emidrato (Ca SO4 + 0,5 H2O) e vapor d'acqua, questo a temperature comprese fra 130 e i 160 gradi. In questo modo,tolta dalla pietra da gesso la sua acqua di cristallizzazione, il solfato di calcio emitrato,o gesso,veniva ridotto in polvere mediante triturazione. Un gesso di buona qualità doveva presentare un colore biancastro e morbido al tatto formando con acqua un impasto omogeneo. Composto nelle seguenti porzioni: tre parti di gesso,due d'acqua, la massa plastica che si ottiene fa presa ed indurisce rapidamente, mantenendo quindi la forma data. Non usato come legante nelle murature per la sua solubilità in acqua veniva usato per la realizzazione degli elementi decorativi degli interni.

Argilla
Ad ovest del centro storico di Montalto si hanno massicce presenze di questa roccia sedimentaria, formata da idrosilicati di alluminio (Al203,Si03,H2O), soprattutto di caolinite e dorite. Impastandosi con l'acqua si ha la formazione di un velo di molecole di acqua fra i cristallini lamellari degli idrosilicati, da qui la sua grande lavorabilità. È il materiale base usato per la formazione di produzione del cotto. L'argilla una volta scavata, veniva lasciata esposta per circa un anno all'azione degli agenti atmosferici, ottenendo una sorta di prima disgregazione naturale. Trascorso tale periodo, l'argilla veniva sminuzzata e sistemata in vasche scavate nel terreno con dell'acqua (una parte di acqua ogni due parti d'argilla). Successivamente, impastata energicamente, veniva sottoposta a formatura con apposite forme. L'argilla ad alto contenuto di sabbia era utilizzata per mattoni pieni e mattoni da pavimentazione, quella più povera di sabbia veniva utilizzata per i coppi. Dalle forme usciva il laterizio crudo che, esposto al sole, veniva lasciato essiccare per circa una giornata. Dopo un paio di giorni il laterizio veniva cotto. L'argilla, riscaldandosi intorno ai 100-120 gradi perde l'acqua di imposto, subisce una notevole riduzione di volume e di plasticità; intorno ai 500 gradi viene eliminata l'acqua di costituzione e quindi viene irreversibilmente persa la plasticità: è questo lo stato nel quale i laterizi sono buoni per l'impiego. La cottura del laterizio avveniva nel forno o "fornaci", il materiale veniva disposto in quest'ultimo facendo attenzione a lasciare libere le aperture per il passaggio del fuoco necessario per la cottura. Spesso succedeva che il forno propriamente detto non esisteva, quindi si scavava sul fianco di un pendio un' insenatura circolare, le cui dimensioni variavano a seconda della quantità del materiale da cuocere. Le pareti in terra venivano stabilizzate mediante battitura, quindi lasciato uno spazio inferiormente, che serviva da camera da fuoco, si procedeva alla posa dei laterizi da cuocere disposti a forma di cupola lasciando fori, in senso verticale, per il passaggio delle fiamme. L'elemento posto per ultimo, al centro della cupola, detto "chiave" dispone di un incastro in modo da spingere lateralmente gli altri elementi, in questo modo ogni strato si reggeva da solo scaricando la spinta lateralmente sul terreno. Schermata così il forno e pio vaniva dato fuoco.